
Dott. Daniele G. Vantaggi Specialista in Dermatologia
Consigliere Sezione Abruzzo ADI(Ass. Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica)
Cura del Sovrappeso e dell'Obesità
1)DIABETE ED OBESITA’, IL PESO SI SENTE NON SOLO SULLA BILANCIA
(dati tratti da editoriale Professione Salute luglio 2015)
E’ ormai noto a tutti come una corretta alimentazione permetta una vita più sana e lunga ma purtroppo allo stato attuale si stima che circa 3 milioni di persone muoiono a causa di malattie derivante da un’alimentazione scorretta e/o abbondante.
I numeri riguardanti l’incidenza di obesità e diabete sono preoccupanti: secondo la SIO(Società Italiana dell’Obesità) nel nostro paese circa il 40% della popolazione è decisamente in sovrappeso e di questi il 10% circa o forse anche più decisamente obeso e, se questa tendenza non dovesse cambiare, entro il 2030 in quasi tutta Europa si assisterà a un sensibile aumento dell’incidenza di obesità e malattie correlate.
Un dato che desta ancora più preoccupazione è quello che riguarda i bambini; in Italia, attualmente, circa il 34% di questi è in sovrappeso oppure obeso tanto che già in età pediatrica si assiste al manifestarsi di malattie come l’ipertensione ed il diabete di tipo II in passato più tipiche dell’adulto.
In conclusione l’obesità, insieme al diabete, rappresenta per i prossimi anni una seria minaccia alla salute, secondo l’OMS una vera e propria epidemia, con costi in termini di spesa sanitaria che si aggirano intorno ai 9 miliardi di euro dei quali circa la metà come costo diretto per sovrappeso e/o obesità e per diabete, l’altra metà per costi indiretti come ad esempio le ore di assenza dal lavoro.
2)Bupropione e calo del peso
Società Italiana di Medicina Generale
Rivista di politica professionale della medicina generale
The journal of the Italian College of general practitioners 7
Focus on
Gerardo Medea
Coordinatore Area Metabolica, SIMG
Scopo dello studio e metodi
Lo studio (1) randomizzato, placebo-controllato e in doppio cieco) è stato realizzato con lo scopo
di verificare se il bupropione (antidepressivo appartenente alla classe degli SSRI) è realmente
efficace nel ridurre il peso corporeo negli obesi. Cinquanta donne adulte, senza sintomi di
depressione in atto e tutte in sovrappeso o obese (BMI tra 28.0 e 52.6 kg\m2), sono state
randomizzate in due gruppi di 25 persone ciascuno. Ad un gruppo è stato somministrato il
bupropione a una dose iniziale di 100 mg una volta al giorno (poi gradualmente aumentata a 200
mg due volte al giorno), all’altro un placebo, per 8 settimane. A tutte le donne è stata prescritta
una dieta bilanciata di 1600 Kcal, la cui adesione è stata monitorizzata mediante diari alimentari.
Dopo questa prima fase, 14 donne con risposta positiva al bupropione hanno continuato a ricevere
il farmaco per altre 16 settimane (per un totale quindi di 24 settimane di trattamento) e sono state
monitorate per i due anni successivi (non in doppio cieco).
Principali risultati
Dopo le prime 8 settimane, le donne trattate con bupropione hanno ottenuto, in media, un calo di
peso maggiore rispetto al gruppo placebo, statisticamente significativo, vale a dire il 6.2% ±3.1%
(n = 18, gruppo bupropione) contro l’1.6% ±2.9% (n = 13, gruppo placebo) (p = 0.0002). In
pratica il 67% (12 donne su 18) delle pazienti trattate con bupropione ha perso più del 5% di peso
rispetto a quello iniziale, contro solo il 15% (p=0.0094) del gruppo di controllo.
Nella fase successiva 14 donne trattate col bupropione hanno continuato la terapia per ulteriori 16
settimane e in media sono dimagrite del 12.9% ±5.6%. Tali risultati sono stati mantenuti per i due
anni successivi.
In queste pazienti il 73.5% del peso perduto era costituito da tessuto adiposo e non è vi stata
nessuna modifica nella densità ossea, controllata con DXA (densitometria a doppio raggio X).
Tutte le donne che hanno assunto bupropione hanno ben tollerato il farmaco.
Commento
Il bupropione è un farmaco antidepressivo appartenente alla classe degli SSRI. La molecola è
oggi commercializzata in America e in molti Paesi Europei per favorire la disassuefazione dal
fumo di sigaretta.
È noto che molti farmaci antidepressivi provocano un aumento del peso corporeo, importante
fattore di non-compliance alla terapia. Tale effetto collaterale si verifica soprattutto con gli
inibitori delle MAO e i triciclici, ma anche con antidepressivi più recenti, come la mirtazapina e
alcuni SSRI, in particolar modo la paroxetina (2). Il fenomeno avviene non solo durante la fase
acuta della malattia, ma prosegue anche dopo la remissione completa dei sintomi depressivi ed è
probabilmente legato a un effetto collaterale del trattamento antidepressivo stesso.
Il bupropione e il nefazodone provocano, invece, un calo del peso corporeo durante il trattamento
a lungo termine.
Gli effetti del bupropione sulla riduzione del peso corporeo o quantomeno l’assenza d’incremento
del peso (6) sono stati notati da tempo in numerosi trial (3-4-5-7-8)
Pur alcuni limiti (campione piccolo, drop-out, follow-up in doppio cieco breve), lo studio di
Gadde ha il pregio di avere indagato selettivamente su questo interessante “effetto collaterale” del
bupropione, evitando anche (con un controllo accurato dell’aderenza alla dieta nei due gruppi)
possibili bias causati da una disomogenea assunzione calorica. L’effetto positivo si è ottenuto non
solo nel 67% delle donne trattate che hanno completato la prima fase dello studio, ma, a
differenza di altri trattamenti dietetici e\o farmacologici (9), esso si mantiene anche dopo la
sospensione della cura.
Altri aspetti positivi degni di nota sono, infine, la maggiore perdita di massa grassa rispetto a
quella muscolare e la mancata diminuzione del calcio osseo, a differenza di quanto si verifica in
molte altre cure dimagranti (in particolare le diete fortemente ipocaloriche).
In tutti i trial il bupropione ha dimostrato un buon profilo di tollerabilità (1-2-4-6). Gli effetti
collaterali più frequenti sono, comunque: agitazione, ansia, insonnia, cefalea, nausea e, raramente,
crisi epilettiche dose-dipendenti. Non è stato osservato nessun effetto negativo sulla funzione
sessuale.
Se le conclusioni dello studio di Gadde riceveranno ulteriori conferme, il bupropione sembra
avvicinarsi molto al profilo di un farmaco dimagrante ideale, poiché appare efficace (anche a
lungo termine), maneggevole e perciò ben gestibile anche dal Medico di Medicina Generale.
Resta ancora da precisare, in ogni modo, il meccanismo attraverso il quale il bupropione induce la
perdita di peso.
BIBLIOGRAFIA
(1) Gadde KM, Parker CB, Maner LG, Wagner HR 2nd, Logue EJ, Drezner MK, Krishnan KR. Bupropion for weight loss: an
investigation of efficacy and tolerability in overweight and obese women.
3)Gli acidi grassi omega-3 nella prevenzione delle malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari (Cvd) rappresentano la principale causa di morte nel mondo; per questo motivo, i numerosi approcci preventivi, sviluppati soprattutto a livello nutrizionale, sono stati di notevole rilievo per la salute pubblica. Una review, pubblicata sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine, torna a far luce sull'interessante relazione tra Cvd e acidi grassi omega-3. Gli omega-3 più importanti sono l'acido alfa-linolenico (Ala), presente soprattutto nei vegetali verdi e negli oli, l'acido eicosapentaenoico (Epa) e l'acido docosaesaenoico (Dha), che ritroviamo principalmente nel pesce e nell'olio di pesce.
La revisione ha preso in considerazione diversi studi epidemiologici e numerosi trials clinici, dimostrando che al consumo di omega-3 sono spesso associati effetti anti-infiammatori, anti-aritmici, antiaterogenici e antiossidanti e che uno o più di questi effetti in maniera combinata possono influire positivamente sulla riduzione del rischio cardiovascolare. Per esempio, il consumo di queste sostanze è risultato efficace nel migliorare la sensibilità all'insulina, nel ridurre i livelli ematici di trigliceridi, la pressione sanguigna e l'attivazione delle piastrine, migliorando quindi la funzionalità endoteliale e l'infiammazione a livello delle placche aterosclerotiche. Nel lavoro sono riportate anche le raccomandazioni dietetiche, elaborate dall'American Heart Association, sia per soggetti sani sia per soggetti malati. Ai primi sono consigliate settimanalmente almeno due porzioni di pesce (salmone, sgombro, pesce spada, acciughe) e due porzioni di vegetali od oli contenenti Ala (semi e olio di lino, germe di avena, vegetali a foglia verde, alcune leguminose come la soia, i fagioli, le lenticchie). Invece, ai soggetti con malattie coronariche è consigliato consumare 1 g di Epa e Dha al giorno sotto forma di olio di pesce o di integratore alimentare, e agli individui con una severa ipertrigliceridemia 2-4 g di Epa e Dha sempre come integratori, per abbassare i livelli di trigliceridi del 20-40%.
Sebbene gli omega-3 siano indispensabili per il corretto funzionamento dell'organismo, e in particolare per la prevenzione delle Cvd, saranno necessari ulteriori studi per comprendere i meccanismi molecolari attraverso i quali essi sono in grado di esercitare effetti benefici sul rischio cardiovascolare.
De Caterina. "n-3 FattyAcids in CardiovascularDisease". N Engl J Med 2011; 364:2439-2450.
4)La dieta del digiuno non è un paradosso (da Pharmacon Newsletter 28.01.2015)
Medicina e alimentazione costituiscono da sempre un binomio imprescindibile. Non a caso, infatti, moltissime malattie altamente invalidanti e, se trascurate, capaci di mettere a repentaglio la vita stessa dipendono dalle cattive abitudini alimentari, ma anche dalla mancanza di esercizio fisico. Su tutte basti pensare alle patologie di natura cardiovascolare.
Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale è proprio uno dei più fervidi sostenitori della teoria che attribuisce all’alimentazione, con la sua sregolatezza e le sue cattive abitudini, le cause delle principali malattie che ci affliggono (nel 2013 ha pubblicato “La Dieta Del Digiuno); la longevità passa attraverso la giusta alimentazione anti – cancro che, tra le altre cose, include anche il digiuno.
Basta soffermarsi a riflettere soltanto un attimo, per rendersi conto che le teorie di Veronesi non sono poi così rivoluzionarie: vita e alimentazione sana, privilegiando la dieta mediterranea al cosiddetto cibo spazzatura; mangiare poco ma spesso durante la giornata; associare all’alimentazione della sana attività fisica, commisurata ovviamente alle proprie possibilità e capacità, sono infatti il classico “uovo di colombo”. Principi ai quali tutti quanti dovremmo attenerci, se realmente vogliamo perseguire la nostra salute ed il nostro benessere.
Quella che Veronesi propone nel suo testo è una rilettura di tale “uovo di colombo”, che individua in uno stile di vita sano il principale strumento di prevenzione: l’oncologo sostiene che la maniera migliore per purificare il proprio organismo è quella di saltare pranzo e cena, limitandosi alla sola colazione, un giorno a scelta nel corso della settimana.
Nei giorni restanti, invece, il segreto consiste nella libera distribuzione delle calorie durante l’arco della giornata, partendo da una colazione leggera e passando per un pasto importante (pranzo o cena a seconda delle nostre preferenze e/o esigenze) nell’arco delle 24 ore.
Veronesi è un convinto assertore dell’importanza di mangiare poco ma bene. Più la lancetta della bilancia tende a spostarsi verso destra, più la nostra salute comincia a porsi verso una condizione a rischio.
Il punto di partenza di questa nostra personalissima rivoluzione copernicana dev’essere, dunque, quello di dimezzare le dosi alimentari che normalmente assumiamo nei nostri pasti.
All’inizio sarà faticoso ma è tutta questione di riuscire a farci l’abitudine.
Non appena riusciremo a metabolizzare questo cambio di regime alimentare, riusciremo ad acquisire il senso di sazietà consumando molto meno cibo di quanto non facevamo, invece, in precedenza.
In tal modo cominceremo a vederne rapidamente i benefici sia dal punto di vista estetico, che da quello salutare.
Non solo se si impara a mangiare poco e in quantità misurate, non sarà più necessario eliminare alcun alimento della nostra tavola, mangiare poco consente, cioè, di mangiare un po’ dì tutto, concedendosi così una dieta realmente varia e sana.
Per Veronesi le privazioni, infatti, sono solamente un errore. Intanto rischiano di alimentare malumore e minare l’approccio mentale a quello che dovrà essere il nostro nuovo regime alimentare; secondariamente, poi, anche se va privilegiata un’alimentazione ricca di frutta e verdura, di fibre e proteine, rinunciare totalmente a determinati alimenti, ai carboidrati o agli zuccheri, è un grave errore che non va mai commesso.
Riguardo ai carboidrati vanno privilegiati principalmente cereali e legumi; tuttavia, concedersi un piatto di pasta ogni tanto, ma anche una pallina di gelato, è lecito e fa anche bene alla varietà della nostra alimentazione.
Un regime dietetico va vissuto con un approccio sereno e rilassato. Se diventa un peso e una costrizione portarlo avanti, se ci rende scontenti, probabilmente per quanto sana e corretta non è quella più adatta a noi.
5)Obesità fa rima con cancro
Su scala mondiale oggi 35 persone su cento sopra i vent'anni si trova a vivere con diversi chili in eccesso e un indice di massa corporea maggiore o uguale a 25. Il 12 per cento di questi presenta una vera e propria obesità, testimoniata da un IMC (Indice Massa Corporea) superiore a 30. Le cifre disegnano quindi un quadro allarmante soprattutto se si considera l'impatto che possono avere i chili di troppo in termini di malattie indotte, in particolare tumori. E i dati non sono certo positivi. Il peso in eccesso sta soppiantando il fumo di sigaretta come principale causa prevenibile di tumore, tanto che negli Usa almeno 84.000 forme di neoplasia ogni anno sono da attribuire a questo fattore. Secondo uno studio condotto all'Università di Bari pubblicato su Journal of Obesity, tra le forme neoplastiche maggiormente correlate a questo fattore di rischio ci sarebbero i tumori del colon retto, della mammella nella donna in postmenopausa, della prostata, dei reni, dell'esofago e dell'endometrio. I fattori legati al grasso (in particolare viscerale) che entrano in gioco in questo caso sono diversi: si va dall'insulino-resistenza fino all'infiammazione, legata alla liberazione di citochine da parte del tessuto adiposo, e all'azione del colesterolo, che viene accumulato dalle cellule neoplastiche come "nutriente". Di certo c'è che ridurre il peso può rappresentare un formidabile strumento di prevenzione per numerose malattie, tumori compresi.
(Fonte L'Espresso del 29 gennaio, pagina 88)